Pratiche di benessere a tavola
Il significato dell’Ayurveda (Ayus=vita, e Veda= scienza) è già implicito nell’etimologia del suo nome: Scienza della Vita.
Dopo anni di studi di questa disciplina io amo definire l’Ayurveda non solo come una scienza, ma come un “metodo infallibile per conservare l’energia vitale e vivere a lungo”.
Apprendere gli insegnamenti di questa antica medicina significa percepire la vita nella sua totalità (corpo, mente, spirito) e approcciarsi ad uno stile di vita capace di mantenerci in salute, forti e vitali fino allo spegnimento naturale e dolce della nostra vitalità.
L’Ayurveda aggiunge vita ai nostri anni, come dice il medico ayurvedico Deepak Chopra, e sostiene che sia possibile morire di vecchiaia, senza necessariamente ammalarsi, dinamica considerata normale nella nostra società occidentale, dove purtroppo siamo sempre più malati.
Tra le varie pratiche che l’Ayurveda consiglia per mantenere alta la nostra forza vitale, ruolo centrale lo occupa senza dubbio l’alimentazione.
Nel classificare il cibo l’Ayurveda non giudica o fa distinzioni di merito: non esiste un cibo “buono” o “cattivo”, esiste semplicemente il cibo adatto a ciascuno di noi, ovvero quel cibo che digeriamo perfettamente.
Il responsabile di una digestione perfetta è Agni, il fuoco digestivo, che simile a un Dio abita il nostro apparato digerente, in particolare il nostro intestino tenue, e permette al miracolo della digestione di compiersi.
Non abbiamo tutti lo stesso Agni: c’è chi ha un fuoco digestivo più forte e chi lo ha più debole.
Una cosa però è certa: tutti dobbiamo fare i conti con lui, e capire il cibo che è più adatto alla nostra “potenza” digestiva per non fare pasticci creando Ama (tossine).
Conoscere la potenza del nostro fuoco digestivo e conoscere la nostra prakriti (natura, costituzione) ci permette di comprendere la dieta, intesa sia come quello che mangiamo sia come stile di vita, più consona alle nostre corde.
Non solo.
Solo dalla consapevolezza e conoscenza profonda del cibo, dei sapori, della nostra sensorialità, della stagionalità, degli elementi naturali (aria, acqua, terra, fuoco, etere) l’uomo può vivere una vita autentica e sostenibile, in linea con la natura e i suoi cicli.
In Ayurveda il cibo è sacro. Per questo ogni volta che si prepara un pasto, che si entra in cucina, l’Ayurveda raccomanda la pulizia, fisica e mentale.
In Ayurveda il cibo è energia vitale. Per questo pone l’enfasi sui cibi naturali, sui cibi cresciuti in armonia con la natura, maturati naturalmente, cucinati nella maniera giusta e con atteggiamento amorevole.
L’Ayurveda risveglia la nostra attenzione sui metodi di cottura del cibo, sui contenitori in cui conserviamo il cibo, sulla coscienza e l’attenzione che riponiamo nel momento in cui mangiamo.
Ogni momento in cui ci mettiamo a tavola dovrebbe essere sacro.
Ricordiamoci che stiamo per nutrire noi stessi! Il nostro organismo e la nostra mente!
Evitiamo quindi di mangiare in fretta, senza pensare a cosa abbiamo nel piatto, senza assaporare il cibo!
La preparazione prima di entrare in cucina
Esistono delle semplici regole che l’Ayurveda insegna prima di mettersi a cucinare o a mangiare:







Eccole qui:







l primo punto è semplice e forse può sembrarci scontato: il cibo più è fresco, più è ricco di energia e nutrimenti.
Questo significa che quando il cibo è cucinato o peggio ancora trattato comincia a perdere il suo potere nutritivo. Per questo l’Ayurveda consiglia di mangiare il cibo cucinato entro 24 ore, non oltre.
Il secondo punto riguarda un concetto base dell’Ayurveda: la stagionalità e il localismo.
La scienza indiana ci insegna a preferire sempre la verdura e la frutta del posto, locali, invece di quelle provenienti da altri paesi.
Questo perché in primis gli alimenti del luogo in cui siamo nati e cresciuti sono quelli più adatti a noi, in secondo luogo perché non essendo stressati da viaggi e trasporti spesso lunghissimi, non perderanno la loro potenza nutritiva.
Consumare tutti e sei i sapori durante i pasti significa accedere al massimo nutrimento possibile, perché ogni sapore (dolce, salato, acido, piccante, astringente, amaro) influisce sul nostro corpo e sulla nostra mente e soddisfano tutti i nostri bisogni.
Vi è mai capitato di finire un pasto e sentirvi insoddisfatti?
Probabilmente mancava qualche sapore!
Eliminare i cibi trasformati, ovvero lavorati industrialmente, implica anche il penultimo punto: eliminare le farine raffinate, gli zuccheri raffinati e gli sciroppi, che si trovano soprattutto nelle merendine e nei biscotti confezionati.
Il concetto qui è sempre lo stesso: in Ayurveda il cibo è energia, ha una sua potenza nutritiva, una vitalità (prana) che viene completamente annientata nei processi industriali. Che nutrimento, che energia, che vitalità potrebbe mai darci quel cibo??
Infine: evita gli eccessi!
Mangiamo troppo.
C’è una regola antica che l’Ayurveda fa sua: colazione da re, pranzo da principe e cena da povero.
Questo per ricordarci che non può essere la cena il pasto principale della giornata!
Mangiate senza eccedere, ma anche godendovi il cibo.
Il cibo è piacere! Se volete mangiarvi un gelato, fatelo senza troppi sensi di colpa!
Semplicemente fai che non diventi la normalità!