Che cos’è l’Ayurveda?

“Lo scopo dell’Ayurveda non è quello di aggiungere anni alla tua vita, ma di aggiungere vita ai tuoi anni”
Ayurveda ruota di guarigione, Michelle Fondin, ed. Armenia, citazione di Deepak Chopra

Quando qualcuno mi chiede che cos’è l’Ayurveda, amo sempre partire con questa citazione del maestro Deepak Chopra, che in poche righe è riuscito a contenere l’essenza stessa di questa antichissima e vastissima medicina.

Il significato dell’Ayurveda (Ayus=vita, longevità e Veda= scienza innata) è in effetti già implicito nel suo nome: scienza della lunga vita, azzarderei anche “metodo” per vivere a lungo.

Di fatto, apprendere gli insegnamenti dell’Ayurveda significa percepire la vita e noi stessi nella totalità (corpo, mente, spirito) e approcciarsi ad uno stile di vita capace di mantenerci vigorosi, in salute, centrati e armoniosi, fino allo spegnimento naturale e dolce del nostro “ojas”, ovvero di quella forza vitale simile all’olio che mantiene viva la fiamma di una lucerna.

Nel volume Ayurveda Maharishi, uno dei più illuminati e importanti studiosi di questa scienza, Ernesto Iannaccone, definisce così l’Ayurveda:

“L’Ayurveda è probabilmente il più antico sistema conosciuto di medicina naturale. Per ritrovare le sue origini bisogna risalire indietro nel tempo di molte migliaia di anni. Ma se chiedeste ad un medico ayurvedico quanto esso è antico, probabilmente egli vi sorriderebbe e vi risponderebbe che l’Ayurveda è una scienza eterna, senza principio né fine”.
Ayurveda Maharishi, Ernesto Iannaccone, ed. Tecniche Nuove, pag 3

Comprendere l’Ayurveda è una pratica lenta, che richiede dedizione, tempo e motivazione.

Io l’ho conosciuta la prima volta nel 2014 e ancora non sono sazia di leggere e conoscere i suoi segreti.

Entrare nel mondo dell’Ayurveda significa intraprendere un profondo viaggio alla scoperta di se stessi, un viaggio che probabilmente scardinerà molte delle vostre abitudini e dei vostri schemi mentali, o che semplicemente vi aiuterà a comprenderli meglio e ad accettarli come parte di voi, ma dal quale tornerete senza dubbio cambiati, più consapevoli e più autentici.

Non di rado a bloccare l’inizio del viaggio sono la paura del diverso, il pregiudizio di conoscere qualcosa che percepiamo come lontano dalla tradizione occidentale e dal nostro modo di pensare, che appartiene all’India e quindi è lontano da noi.
Eppure abbiamo accolto lo yoga, che è la “mente” dell’Ayurveda, perchè mai non potremo accogliere il “corpo”, ovvero l’Ayurveda stessa e tutti i suoi preziosi insegnamenti?

Non ci sono “stranezze” nell’Ayurveda: essa è una scienza basata sulla consapevolezza, sull’osservazione della persona nella sua totalità, sulla sensorialità, sul cibo, sui sapori, sugli elementi che circondano la realtà in cui siamo immersi: aria-acqua-terra-fuoco-etere.

Niente di più concreto, tangibile, dimostrabile. L’Ayurveda è stagionalità, è sostenibilità, è squilibrio e cura dello squilibrio, è ritorno alla natura, ai ritmi lenti e armoniosi, al valore del cibo, alla sua sacralità, alla gratitudine e alla gentilezza.

I cardini della medicina ayurvedica: dosha, alimentazione, sapori

Per entrare nel vivo della filosofia ayurvedica occorre conoscere e capire bene che cosa sono i tre Dosha, il ruolo dei cinque elementi e dei sapori.

Che cosa sono i tre Dosha?

Il termine Dosha deriva dalla radice “dushanat” che significa “impurità”.
Io però non amo definirli così, ma anzi mi piace pensarli come punti di forza, in un certo senso un mix di “ingredienti” che in percentuali diverse ci rendono unici e irripetibili.
I Dosha governano ogni cosa: la realtà ne è impregnata, e l’uomo ne è impregnato.
Sono queste grandi forze a governare tutta la struttura psicosomatica dell’uomo.

Ogni Dosha gestisce svariate funzioni fisiologiche e metaboliche del corpo.

Vata: sistema nervoso, circolatorio, respiratorio, locomotore ed escretorio

Pitta: sistema digestivo, metabolismo, sistema endocrino, regolazione temperatura corporea

Kapha: contribuisce alla lubrificazione delle articolazioni, all’equilibrio dei fluidi a livello tessutale e cellulare, governa le pulsioni fondamentali (dormire, mangiare, riposare)

I Dosha sono costituiti dai cinque elementi: aria, acqua, terra, fuoco, etere.

Scrive Iannaccone: “pur essendo dei principi, hanno anche una natura fisica e sono costituiti da elementi concreti. Quegli elementi sono gli stessi che danno forma e struttura all’universo” (Ayurveda Maharishi, Ernesto Iannaccone, ed. Tecniche Nuove, pag 19).

Vata ha una predominanza di aria ed etere, Pitta di fuoco e acqua, Kapha di terra e aria.
E se non basta, i Dosha hanno anche delle qualità, fondamentali per i medici ayurvedici, prevenire in tempo le malattie causate dall’aggravamento del dosha stesso.

Vata è leggero, freddo, secco, in continuo movimento, ruvido, amaro
Pitta è caldo, focoso, acuto, piccante, liquido, acido
Kapha è pesante, compatto, lento, statico, freddo, morbido, dolce

Ogni oggetto o fenomeno, nell’universo come nel corpo umano, è riconducibile all’influenza dei Dosha.
Ma come avviene questo?

C’è una legge che l’Ayurveda insegna che vale la pena di ricordare.
Si chiama la legge di similarità e dissimilarità.
Secondo questa legge tutto quello che è simile alla natura del Dosha lo va ad aumentare, mentre tutto quello che è dissimile lo va a diminuire.
Ad esempio: se mangio cibi prevalentemente secchi o amari, qualità tipiche di Vata, andrò ad aumentare questo Dosha, così come esporsi molto al sole e mangiare cibi piccanti può aggravare Pitta.
L’aumento o il deficit dei Dosha comporta carenze o eccessi anche nel corpo umano: questi diventano poi disturbi fisici o malattie, più o meno significative.

I tre Dosha: sedi e caratteristiche

Vata – “la mente agitata”

Vata deriva da “vayu”, che significa vento.
Ed in effetti è proprio il vento, l’aria, il movimento continuo, a caratterizzare questo Dosha.
Vata è un dosha in costante cinesi: fisica, emotiva e mentale.
Ernesto Iannaccone lo definisce così: “Vata rappresenta il principio del movimento, l’eterno dinamismo della natura” (Ayurveda Maharishi, Ernesto Iannaccone, ed. Tecniche Nuove, pag 17).
A livello mentale ed emotivo, la tipologia Vata è profondamente legata alla libertà, come lo è l’aria: non può e non vuole sentirsi in gabbia o essere costretta a fare qualcosa.
Ha sempre bisogno di stimoli e cambiamenti, è iperattivo, sensibile e spesso intollerante (nel senso alimentare del termine).
Dal punto di vista alimentare la tipologia Vata mangia poco, ama sentire sapori diversi durante il pasto, solitamente non rispetta orari fissi per mangiare, ed è molto altalenante.
La sua mente è affollata di pensieri, ma è anche capace di apprendere e comprendere molto velocemente.
Le indicazioni che l’Ayurveda dà per un’alimentazione equilibrata di questo Dosha parlano di frutta e verdura, di sapori dolci, caldi e idratanti, per evitare l’eccesso di secchezza a cui tenderebbe questa tipologia.
Sede di Vata è l’intestino crasso e in generale la regione del corpo situata sotto l’ombelico.

Quando è distonico infatti questa tipologia può infatti soffrire di:

disturbi intestinali, stipsi o diarrea;
disturbi del sistema respiratorio come bronchiti;
problemi legati alla pelle e al sistema nervoso, come psoriasi;
malattie autoimmuni.
Pitta – “l’ardore della trasformazione”

Quando si parla di passione, fuoco, ardore, eccitazione, allora siamo in presenza del dosha Pitta.
Composto per la maggior parte dall’elemento fuoco, questo Dosha è strettamente legato al fuoco digestivo e alla trasformazione del cibo in energia.
La sede principale del dosha è proprio l’intestino tenue, luogo per eccellenza, in Ayurveda, della digestione e del fuoco digestivo. Iannaccone definisce così Pitta: “Pitta rappresenta il principio della termogenesi e del metabolismo. Tutti i processi chimici e fisici che liberano energia o calore sono governati da Pitta”.
La tipologia Pitta è intelligente, acuta, stratega.
Ha autorevolezza, sicurezza, è ambiziosa, ama viaggiare, è competitiva, adora il lusso e gli piace mettere in mostra il suo successo.

I tipi di distonie che più lo colpiscono sono:

quelle dell’apparato digerente, come gastriti, ulcere, ma anche infiammazioni intestinali;
squilibri ormonali;
disturbi del sangue e del fegato;
bruciori e pruriti vari sulla pelle.
Kapha – “la stabilità”

Il significato letterale del termine “Kapha” è coesione: questo dosha infatti è responsabile della compattezza della struttura corporea, dell’elasticità e fluidità dei tessuti e delle articolazioni.
Composto da acqua e terra, le persone di tipologia Kapha presentano un fisico massiccio, stabile, ben sviluppato.
Una corporatura robusta-forte, capace di sopportare sia lo sforzo sia fisico che psicologico.
Questa tipologia è solitamente una persona pacata, costante e metodica, tollerante e spesso anche molto romantica.
Nell’aspetto distonico, ovvero quando è in eccesso tende ad essere eccessivamente pigro e spesso possessivo. Mentre se il Dosha Kapha è in equilibrio allora sappi che è il momento buono per concretizzare i tuoi progetti e mettere “a terra” le tue idee.
Ernesto Iannaccone definisce così Kapha: “Kapha rappresenta il principio della coesione, che mantiene uniti i pianeti e le galassie e che dà compattezza e forma al corpo”.

I disturbi fisici a cui sono più soggetti potrebbero essere:

tendenza a ingrassare;
tendenza alla ritenzione idrica;
gambe pesanti;
caviglie e piedi gonfie;
eccesso di muco.
In conclusione

L’Organizzazione mondiale della sanità ha valorizzato i sistemi tradizionali di medicina e ne ha incoraggiato l’adozione nel suo piano globale “Salute per tutti entro il 2000”.
Il documento O.M.S. sull’Ayurveda afferma: “la ricerca può contribuire ad una rivalutazione e alla diffusione del sistema ayurvedico, fornendo nel contempo interpretazioni significative dei principi fondamentali, dei farmaci e della terapeutica”.
Un invito ad andare verso quella medicina integrata di cui da tempo si parla all’estero e finalmente, in alcune regioni, fra cui anche la mia Toscana, anche in Italia.
Cito ancora, per concludere, Iannaccone: “soltanto indagando a fondo nell’antica “scienza della vita” potremo scoprire quanto essa possa effettivamente offrire all’uomo moderno, sempre alla ricerca di una conoscenza che possa affrancarlo dalla schiavitù della malattia e della sofferenza”.
Se anche tu, come lo sono stata io, sei curiosa di comprendere cosa può insegnarti l’Ayurveda e come può cambiare la tua vita, allora inizia con me questo meraviglioso viaggio alla scoperta della vita autentica.