Istituto comprensivo statale Cino da Pistoia – G. Galilei
Qui ti racconto davvero un’esperienza speciale.
Questa classe è stata in assoluto la prima volta de I sapori della salute.
Ero davvero molto emozionata di sperimentare il laboratorio, capire le reazioni dei bambini, toccare con mano se quanto avevo ideato e costruito costituiva davvero un bagaglio formativo importante per loro.
Sono stati straordinari: attenti, curiosi, aperti alle novità.
I bambini hanno una mente molto più elastica degli adulti, non si spaventano quando parli di Ayurveda, anzi si incuriosiscono e vogliono saperne di più.
Pongono mille domande che molto spesso mettono alla prova anche una Ayurveda mentor come me.
Non potrò mai dimenticare i loro volti e i loro abbracci, così colmi di affetto, quando abbiamo finito la nostra esperienza.
Ma non mi voglio dilungare troppo.
Ti lascio alle bellissime testimonianze della maestra Linda Manzoni e dei bambini.
Bastano le loro parole, i loro disegni, i loro racconti a farti percepire il valore immenso del laboratorio sui sapori della salute.
La testimonianza della maestra Linda Manzoni
Una determinata situazione ambientale si rivela quindi valida, qualora esistano delle interconnessioni di tipo sociale, quali la partecipazione stretta, la possibilità di comunicazione e l’esistenza delle informazioni, atte a creare quel clima di ascolto attivo, così importante per chi impara (ma anche per chi insegna!).
Quando i bambini vengono portati fuori dall’aula scolastica per scoprire un mondo nuovo, mettono in atto molteplici meccanismi di apprendimento: curiosità, motivazione, scoperta, predisposizione verso la novità, che fungono da filtri per l’accrescimento delle conoscenze.
L’esperienza condotta dai miei alunni durante il laboratorio dedicato alla conoscenza e alla discriminazione dei gusti e dei sapori, condotto dall’esperta naturopata Martina Notari, ha rispecchiato le caratteristiche appena citate.
I bambini si sono trovati immersi nel verde, all’aperto dunque, in un ambiente accogliente e stimolante: non c’erano banchi e sedie su cui stare, non c’era una sterile lavagna da leggere né un arido neon ad illuminare il loro lavoro.
Hanno seguito ed interagito con l’esperta per tre ore senza stancarsi, perchè la lezione/laboratorio è stata interattiva, impostata su una metodologia deduttiva, non induttiva e, soprattutto, gli alunni sono stati parte integrante ed attiva della lezione perchè, assaggiando ed analizzando il cibo, si sono potuti confrontare su sensazioni, impressioni, suggestioni legate alle piccole e frequenti esperienze sensoriali.
Molti di loro hanno scoperto gusti e sapori a loro sconosciuti, altri si sono ricreduti su certe posizioni di rifiuto che fino a quel momento avevano adottato nei confronti di alcuni cibi.
L’esperta, con una didattica stimolante ed un approccio naturale, dopo aver spiegato le caratteristiche peculiari di certi cibi, la loro storia/origine, il loro utilizzo in cucina e l’importanza per la salute ed il benessere della persona, ha fatto fare ai bambini piccoli assaggi chiedendo loro cosa ne pensassero; gusti dolci, salati, piccanti, amari si sono susseguiti nel corso del laboratorio. A molti loro interventi è seguita una spiegazione ed una risposta declinate con un linguaggio chiaro, comprensibile, ma allo stesso tempo tecnico e professionale.
La lezione è stata intervallata da tempi ricreativi strutturati, ma anche da momenti di “compenetrazione” con l’ambiente, di conoscenza di se stessi e di predisposizione all’ascolto del proprio corpo.
Tutto ciò, oltre ad essere innovativo per certe realtà scolastiche concepite secondo una schema classico, è anche molto utile per ogni docente/formatore per indagare su eventuali disagi interiori o vere e proprie paure (non necessariamente legate al cibo) che i bambini provano durante l’età dello sviluppo e che non sempre riescono o non vogliono raccontare, ma che in un contesto così “libero” e “decondizionante” possono sentirsi disposti a condividere.
Vivere esperienze didattiche di questo tipo, decontestualizzate, rispetto all’aula quotidiana, sono dunque per ogni alunno uno stimolo importante in quanto i bambini cominciano a “riconoscere l’esistenza del “mesosistema” e a svilupparne una progressiva conoscenza: si rendono conto cioè che sono possibili relazioni/connessioni tra le varie situazioni ambientali, (che vanno oltre il loro “ambiente scuola” senza peraltro annullarlo), di cui possono benissimo far parte “di fatto”, adottando nuove forme di comportamento” e soprattutto di apprendimento. (Urie Bronfenbrenner “Ecologia dello sviluppo umano”) .
L’educazione al gusto ed alla conoscenza del cibo sono “discipline” da insegnare presto nella scuola: l’obesità infantile, molto spesso legata ad una scorretta educazione alimentare e a un’alimentazione sovrabbondante, è un fenomeno diffuso: due bambini su dieci sono in sovrappeso e uno su dieci è obeso. Circa il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulto. Ultimo aspetto da non sottovalutare è quello legato all’origine del cibo: l’esperta ha spiegato agli alunni l’importanza di un cibo buono, perchè naturale e genuino, pulito, perchè coltivato e prodotto con metodi bio a basso impatto ambientale e giusto perché porta con sé un prezzo onesto, visto che ha fatto “poca strada” per arrivare sulle nostre tavole e li ha invitati a scegliere consapevolmente gli alimenti.
Un’esperienza dunque basata su una metodologia laboratoriale e su strategie di insegnamento interessanti che i bambini ricorderanno sicuramente a distanza di tempo”.
A conclusione del percorso insieme i bambini hanno realizzato degli elaborati scritti raccontando la loro esperienza con il laboratorio dei sapori.
Nelle loro parole è racchiusa tutta l’essenza di quello che voglio trasmettere in questo laboratorio, ovvero l’ essere curiosi, scoprire e analizzare quello che ci circonda, non dare mai niente per scontato, valorizzare la nostra unicità, amare il cibo, le stagioni, la terra e la natura che ci circonda.
Grazie Giulio Biagini, Pietro Biagioni, Elia Calabrese, Aurora Capecchi, Francesco Capecchi, Marta Coppini, Federico Favi, Simone Gravina, Adele Lapini, Adress Mian, Anna Minafra, Anna Nerini, Alessandro Nerucci, Matteo Palaj, Andrea Sansipersico, Daniel Smart, Jonas Sostegni, Margherita Taddei Sozzifanti e Ginevra Vaiani!
Che possiate portare questa esperienza nel cuore ed essere sentinelle del benessere!
“Abbiamo imparato il nome di una medicina indiana chiama “Ayurveda” e Martina ci ha detto che considera i quattro elementi della terra, cioè acqua, terra, aria e fuoco e li unisce ai sapori, ad esempio il dolce è formato da terra e acqua, il piccante da fuoco e aria. Martina ci ha ricordato che anche se il cibo non ci piace va sempre assaggiato”.
“Lei passava con un cibo per farcelo assaggiare con l’olfatto, dopodichè noi dovevamo indovinare il nome del prodotto. Nessuno lo ha indovinato: era tè nero!”
“Ho scoperto un sapore nuovo, quello della rucola, ed era buonissimo.
Martina ci ha parlato dei cinque sensi: olfatto, vista, udito, tatto, gusto”.
“Finita l’attività ci ha detto di chiudere gli occhi e ci ha fatto sentire l’odore di un cibo.
Avevamo annusato del tè nero, ma nessuno di noi aveva indovinato!”
“Con la naturopata Martina abbiamo parlato, assaggiato, annusato, toccato, guardato e ascoltato in silenzio”.
“Una delle cose più divertenti è stata quando abbiamo annusato e assaggiato del cibo che ci aveva dato Martina, che contemporaneamente, ci spiegava una cosa importante: non si assaggia con gli occhi, ma con la bocca”.
“Martina ci ha detto, ed ha assolutamente ragione, che il cibo non va sprecato, o si assaggia, o si dice “poco grazie”.
“Vorrei raccontare che anche altri sensi possono avere a che fare con il cibo; per esempio l’olfatto ci fa sentire gli odori, ma anche il tatto può aiutare perchè puoi sentire se quel cibo è troppo duro o troppo morbido”.